Eclettismo e raffinatezza ai massimi livelli portati sulle piste da ballo. Se ultimamente Laurent Garnier si è avvicinato al mondo della cucina senza potersi considerare un vero e proprio cuoco, per il mondo della musica elettronica è un top chef da ristorante multistellato.
Le origini del dj
L'infanzia e le esperienze "amatoriali"
Nato nel 1966 a Boulogne-Billancourt, piccolo comune ad ovest di Parigi, e già da piccolo innamoratissimo della musica e del concetto di condivisione dei propri gusti e suoni preferiti. Nel periodo delle elementari/medie si divertiva a preparare delle cassettine per i suoi compagni di scuola e amici del vicinato, contenenti delle compilation, realizzate con il mangiacassette di casa che gli permetteva di registrare, mettere in pausa e ripartire con la registrazione successiva. Non era ancora un mix, ma il concetto di fondo era lo stesso: non lasciare spazi tra le canzoni e tentare di mettere insieme musica che stesse bene insieme, che aumentasse di intensità e ritmo con il progredire della riproduzione.
Nella metà degli anni ’70 il paese era ispirato notevolmente dal suono proveniente dall’America, e le prime cose che iniziò a suonare furono sopratutto Funk, Disco e Soul, che rimane la sua radice da cui poi ha elaborato il suo sound muovendosi su territori più elettronici e techno, mantenendo però l’amore per i groove con quel funk dentro che “scaldano” i freddi beats generati dalle macchine.
Con il passare degli anni, nel periodo dell’adolescenza, aumentava sempre più la passione per il djing (mestiere nascente per la fine degli anni ’70 in Francia) e ottenne in regalo una coppia di giradischi, un mixer e nella cameretta appese una discoball e una strobo, per divertirsi e sentirsi in una vera e propria discoteca quando invitava qualche amico a sentire le sue prove casalinghe.
A 14 anni ha partecipato come dj in una radio pirata per studenti creata da un amico, Radio Teenager, per la pura passione nel condividere la musica con gli altri ogni venerdì notte per 4 ore filate. La radio era una delle altre grandi passioni inerenti la musica, dove se non suonava di persona spendeva ore ad ascoltare gli altri programmi e a registrare le novità da proporre nella settimana successiva.
L’avventura con le radio “libere” è terminata quando il governo ha deciso di privatizzare le onde FM, non più accessibili a chiunque avesse un trasmettitore e voleva farsi sentire liberamente. Come ha detto lo stesso Garnier: “oltre il 90% di tutte queste radio pirata sparì da un momento all’altro”. Ma il seme musicale ormai era stato piantato, coccolato e fatto crescere, pronto per il prossimo capitolo della sua vita musicale.
La sua prima volta in un club (come parte del pubblico in sala) è stata sempre attorno ai 14 anni, quando fece un patto con suo fratello, di 6 anni più grande: ti aiuto a lavorare nel tuo ristorante ma la notte mi porti nei club dove vai a ballare tutte le sere. Accordo fatto e per Laurent si aprì un nuovo mondo, reso ancor più interessante dall’esplosione dei club e discoteche a Parigi.
Dall'Hacienda di Manchester alla conquista del mondo
Dopo le superiori, a 18 anni, si è trasferito inizialmente a Londra per due anni e poi a Manchester dove ha trovato un buon impiego nell’ambasciata francese, così da spendere i suoi risparmi tra nuova musica e i tanti parties nella città. Ha continuato in maniera ininterrotta a perseguire il suo sogno da dj, distribuendo nei locali i suoi mixtape, attività che ha avuto una fine quando un club specifico lo chiamò per una prova: l’Hacienda di Manchester, grazie ad una cassettina data al light-jockey del club, conoscente di Garnier.
Dopo aver realizzato un secondo provino per il club che aveva ancora qualche dubbio, iniziò la sua prima residency sul finire del 1987 durante la serata Zumbar del Mercoledì sera che definirà il suo sound, influenzato in maniera viscerale dalle sonorità di Chicago e Detroit, e la sperimentazione verso una vasta gamma di generi, come hip hop, rock e new wave, per trasformarli in un unica onda sonora.
Per molti durante gli anni all’Hacienda Laurent Garnier è stato definito un “dj techno”, appellativo che il francese non accetta perchè riduttivo rispetto alla sua idea e proposta musicale: “Non suono solo techno. Nei miei dj set è sempre presente un mix di tutto: techno unita al sound garage, o alla progressive. Amo la musica da sempre e rimango fedele a lei mantenendo una mentalità aperta.”
L’avventura nel Regno Unito durò circa 6 anni, dopo i quali Laurent decise di tornare in patria e in seguito diventare il resident del Rex Club di Parigi, per molti il miglior club underground del paese.
Durante il periodo “parigino” nel 1997 fa uscire l’album ’30’ che contiene uno dei suoi successi più grandi, Crispy Bacon, e al quale lui non sa dare una spiegazione: “Ancora non ci credo che sia entrato in classifica in Francia. Si, è bella e funky, è uno schiaffo in faccia, ma non c’è nulla al suo interno di così speciale. Ho solamente inserito degli effetti sulla bassline e dato una passata di compressore. Nient’altro. Quando l’ha sentita Scan X mi ha chiesto ‘Chi pensi di essere? Mad Mike degli Underground Resistance? Hai per caso messo su anche un passamontagna? (indumento che indossavano i membri della UR durante le loro esibizioni, ndr)’ “.
Una curiosità: il video di Crispy Bacon è stato realizzato da Mr. Oizo, al tempo più celebre come regista che come produttore della futura Flat Beat, hit internazionale a livello mainstream, pubblicata proprio dalla F Communication, label fondata da Garnier assieme ad Eric Morand nel 1994.
Tra i suoi progetti “extra-djing”, ricordiamo L.B.S, acronimo di Laurent Benjamin Stephane, i nomi di Garnier, Benjamin Rippert e Stephan Scan X Dri, che assieme hanno creato un super gruppo nel 2010 orientato al club ma con sonorità più elettroniche, con tour in tutto il mondo in modalità “live”, fatta di Laurent in modalità dj e i suoi compari con hardware e strumentazioni per rendere la performance sempre unica e differente di tappa in tappa.
Tra Dj Set e concerti Live
Laurent Garnier, in una passata intervista per Dj Mag ES, ha spiegato la differenza tra i suoi dj set e le sessioni Live:
“Sono due mondi differenti. Quando ho iniziato con le sessioni Live ho sentito la necessità di stabilire delle differenze tra un esibizione live e un classico dj set perché ero già famoso nella scena e, se avessi iniziato a fare live show utilizzando lo stesso equipaggiamento e suonando lo stesso tipo di musica, la gente non avrebbe inteso la differenza, chiedendosi: che senso ha fare uno show differente se poi suona la stessa musica? Nel mio primo show, non ho voluto giradischi e mixer, nè musicisti ad accompagnarmi, ho solamente cercato di comporre qualcosa di diverso trovando nuovi suoni durante l’esibizione.
Ho poi reso più profondo il concetto di live suonando con veri e propri musicisti, lasciando loro spazio per esprimersi, facendo solamente da direttore d’orchestra e incorporando le loro abilità e strumenti con la mia musica.
Come dj seleziono tracce per far ballare la gente, sono totalmente orientato alla pista, mentre nei live show l’obiettivo è si far muovere il pubblico, ma utilizzando una musica più versatile, più musicale. Meno minimale e più musicale.”
Sempre sulla sua visione del djing e dell’importanza del saper guardare alla pista aveva le idee chiare già nei primi anni ’90 durante il suo periodo inglese: “Ho sempre creduto che le emozioni provate con la musica debbano essere condivise con le persone. Ma penso sia più importante far divertire il pubblico, perché essere un dj non significa essere un egoista che suona solo per sé stesso. Alla fine stai lavorando chi ti paga e organizza un evento, cercando di soddisfare le persone venute ad ascoltarti. E devi rispettare questa realtà.
Questo non significa che non puoi suonare una varietà di musica differente o innovativa. Serve comunque dare attenzione alla reazione dal pubblico per capire se stai andando nella giusta direzione. È la cosa più importante. Odio andare nei club dove le persone sembrano anestetizzate e pensano che qualsiasi cosa il dj stia suonando debba per forza essere buona.”
I nostri dj set preferiti
La storia di Laurent Garnier all'interno della Dj Mag Top 100 Djs
Di seguito la lista completa delle posizioni raggiunte nella Top 100 Djs di Dj Mag, la classifica più famosa al mondo. Dal 1997, prima edizione ufficiale della classifica, Laurent Garnier è rimasto nella top 100 sino al 2007 (con un interruzione di un solo anno nel 2006), dimostrando come pur suonando un genere meno mainstream, la sua influenza e fama tra il pubblico sono sempre rimaste ad alti livelli.
Anno | Posizione | |
---|---|---|
1997 | 20 | |
1998 | 30 | |
1999 | 42 | |
2000 | 31 | |
2001 | 47 | |
2002 | 54 | |
2003 | 29 | |
2004 | 45 | |
2005 | 53 | |
2006 | non presente | |
2007 | 100 |