Forse la discoteca per eccellenza in Italia, la più famosa nel mondo che ha riflesso il trend musicale degli anni 90-2000 nel nostro paese.
Una storia piena di alti e bassi, che nel periodo d’oro ha toccato vette altissime, grazie all’iconicità del sua “piramide”, il sound dei resident djs e dell’impatto artistico presente in ogni angolo del Cocoricò: dall’arredamento rinnovato ogni 6 mesi, alle coreografie e parties organizzati al suo interno.
Scopri i contenuti dedicati al Cocoricò
Negli anni di leggero appannamento per i locali della riviera dopo il boom degli anni 60-70-80, apre nel 1989 il Cocoricò (o meglio il Le Cocoricò, il primo nome ufficiale) grazie alla ricostruzione dell’ex Lex Club da parte dei fondatori storici Bruno Palazzi e Osvaldo Barbieri.
La prima apertura in realtà è un grande insuccesso che costringe il locale a chiudere per circa un anno e riaprire nel 1990, dopo aver rimesso mano allo staff, alla programmazione musicale e al concetto stesso dietro il Cocoricò.
Da li è pura storia: oltre 6.000 persone ogni sera durante le serate di punta si affollavano dentro il locale e fuori per prendere parte ad una giostra di divertimento senza limiti.
Era diventato il punto di interesse dei VIP dell’epoca (tra cui anche Federico Fellini che volle visitare il locale per prendere spunto per pellicole future), trasmettendo in RAI in diretta la serata di capodanno nel ’90, costruendo weekend dopo weekend il mito a cui ambire per una notte.
Con l’arrivo dell’art director Loris Riccardi dopo il 1993, il suono, la direzione artistica e l’arredamento cambiano totalmente. Si passa a quello che è il genere più rave in voga in UK-Germania-Olanda, al tempo vera alternativa alla house suonata dalla maggior parte dei club, si da vita a performance artistiche dirette da gruppi teatrali sperimentali e per puro lustro si cambiano gli interni del locale due volte l’anno per cambiare l’identità della stagione in corso e mantere sempre vivo l’interesse da parte dei frequentatori più assidui.
Il Cocoricò seppe educare la propria pista pur proponendo un sound più duro e underground, fatto di techno, progressive spinta e trance. Celebri i casi dei Daft Punk, Richie Hawtin e Aphex Twin (in back2back con Grant Wilson Claridge), tutti “cacciati” dalla consolle a fischi per l’incompatibilità del genere (i primi due, nel 1997 e 91/92) o eccessiva stranezza sonora (il secondo, di cui poi i fan più hardcore del producer hanno criticato aspramente il locale giudicandolo provinciale e poco adatto alla sperimentazione). Il suono del Cocoricò (o meglio della Piramide) era quello e doveva rimanere tale, tessuto per tutta la stagione dai resident Cirillo e Saccoman, capaci di costruire un’identità precisa e uno stile per circa un decennio.
All’interno del locale si poteva ascoltare anche qualcosa di meno martellante, più house e da club, grazie alla seconda sala del Titilla capitanata da Ralf e Claudio di Rocco, anche loro parte della storia del “Cocco” proprio per aver imposto un sound che si è poi espanso in tutta Italia.
Dopo il 2000, il Cocoricò ha cambiato pelle, adattandosi alla musica da club del momento, portando in Piramide dapprima generi più minimali negli anni 2000-2010, e poi dopo la prima chiusura del 2015 e riapertura successiva, il sound è diventato decisamente più mainstream, prendendo i dj più famosi della Top 100 di Dj Mag, nomi celebri del panorama italiano e rimodulandosi in base al gusto attuale delle nuove generazioni, meno legati al clubbing vero e proprio come è stato nelle sue origini.
Un pò di curiosità
Le origini dell'iconico logo

Ricordano qualcosa? E’ stato inizialmente l’album Feeling the Space di Yoko Ono ad ispirare il logo del Cocoricò. Nello specifico il retro del disco uscito nel ’73, che riprendeva oltre una “sfinge-Yoko”, una piramide (casualità) e un simbolo particolare che univa le raffigurazioni grafiche dell’infinito, il tao e la rappresentazione del genere femmile.
L’art director del tempo Loris Riccardi in un intervista ha raccontato che quell’album e in particolare quel disegno, ha ispirato il logo del Cocoricò. Cercando di rendere più semplice il tutto e prendendo nuova ispirazione dall’iconico logo di Prince, si è arrivati alla versione utilizzata come vero identificativo del club, che ha sempre cercato di anteporre il logo al nome per avere una riconoscibilità maggiore (un pò come ha fatto Prince per un certo periodo quando non utilizzava più il suo nome nei dischi o materiali promozionali, ma solo il suo simbolo) e trasformare la discoteca e il suo mondo in un simbolo unico.
La piramide

La Piramide del Cocoricò, che svetta la collina riccionese è stata costruita su volontà dei fondatori Bruno Palazzi e Osvaldo Barbieri, con quest’ultimo che dopo un viaggio a Parigi rimase folgorato dalla piramide del Louvre e tornando in patria volle la stessa architettura capace di spiccare e divenire un simbolo se visto dall’esterno e di recepire i cambi tra luna e sole durante le serate danzanti, per coloro che sono all’interno, creando un effetto all’aperto e giochi di luce.
I documentari dedicati al club

Attualmente attivo: SI
Sito ufficiale: www.cocorico.it
Location: Viale Chieti 44, 47838 Riccione (Italia)