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Il Clubbing trasformato in un’arte. Questo è stato Coccoluto. Ricercatezza e pura ecletticità nei suoni, maestria nella tecnica di mixaggio, amore viscerale per il vinile. E’ stato il primo dj italiano a divenire una superstar all’estero e a trasportare il suo nome all’interno dei media tradizionali senza mai ridurre la qualità del suo sound.

Le origini del mito

Come dice lo stesso Claudio nel libro “Io, Dj“: “Prima che cominciassi il mio non era un  mestiere, non aveva una dignità”.

Tra i pionieri della generazione dei dj intesi come al giorno d’oggi, un pò star, sicuramente rispettati e riconosciuti professionalmente, i suoi inizi a far girare i primi dischi per passione sono stati in un periodo in cui i dj erano “obbligati” a mettere dischi veloci e dischi lenti con una successione marziale dettata dal proprietario del locale, che forniva direttamente i dischi al disc-jockey relegato al ruolo di jukebox in versione 2.0.

Figlio di un gestore di un negozio di elettrodomestici dove all’interno si vendevano anche i dischi, ha da subito avuto la possibilità di ascoltare le novità che arrivavano sul mercato italiano instillando il seme della ricerca musicale e della giusta selezione di dischi per un ascolto prolungato.

Come ha raccontato sempre il dj, il suo esordio in una discoteca è avvenuto per sfida verso un amico che lo esortava nel proporsi in consolle sino allo sfinimento. Armato dei suoi dischi freschi di stampa, in un periodo in cui le novità arrivavano con molto ritardo sul mercato, e con già alle spalle una buona conoscenza di giradischi e mixer visto il campo da gioco offerto dal negozio di papà, il giovane Claudio riesce ad ottenere un provino che da quel momento lo ha proiettato con sempre maggior frequenza a suonare in pubblico sino a trovare spazio in una radio privata, Radio Luna a soli 13 anni.

La radio fu il primo vero amore, con cui ebbe uno scambio di emozioni intensissimo, fatto di condivisione musicale con il poco ma fedele pubblico in ascolto durante l’orario di cena (vista l’età ed esperienza faceva più da tappabuchi) e le prime sensazoni dell’essere al centro della scena con la sua voce e i suoi dischi.

Il suo genere preferito (e suonato) era rock, new wave e progressive rock, adatto per la radio ma meno per le discoteche di allora, quasi tutte orientate alla disco music in voga non solo in Italia come il nuovo genere da ballo.

Gli fu proposto di rivedere il suo stile per poter essere inserito tra i dj dei locali da ballo, idea inizialmente scartata perchè da giovane “rocker” disprezzava ciò che suonava funk o soul e dava quindi le radici alla disco.

Fu solamente quando ascoltò per la prima volta una cassettina della Baia degli Angeli, mixata da Daniele Baldelli e Mozart, ad avere un colpo di fulmine con l’elettronica, i ritmi black e i grooves più funky. Il rock stava man mano sbiadendo nelle sue preferenze e la ricerca musicale più sfrenata per trovare il suo nuovo suono era appena cominciata.

Per ora era solamente “un’aspirazione amatoriale, una passione da bravo ragazzo che durante la settimana studia e fa sport, e il sabato fa il dj nei locali”. 

Mentre passano le settimane, mesi e anni, Claudio Coccoluto inizia a suonare con più frequenza nei locali dell’area di Latina e Frosinone, utilizzando un setup avanzato per l’epoca e per la sua età: oltre ai giradischi e mixer, anche sequencer e drum machines per massimizzare la creatività e differenziare il suo suono da chiunque altro.

E fu proprio grazie alla sua “avanguardia” che fu notato da uno dei dj più importanti della scena romana: Marco Trani, con cui condivise la consolle all ‘Hysteria di Roma facendo suo anche il bagaglio musicale proveniente dalla musica con radici “black”: funk, soul, jazz-fusion per contaminare ancora una volta i suoi ascolti e esperimenti sonori.

Nel 1990 nascono gli Angels of Love e Claudio Coccoluto sarà uno dei protagonisti non solo in consolle ma anche dietro le quinte, con il ruolo di direttore artistico e “guida” del fondatore Maurizio Luise nella costruzione di uno dei gruppi organizzatori di parties più importanti al mondo durante gli anni ’90.

Come ricordano proprio gli AOL in un post dopo la sua scomparsa:

“Se non ci fossi stato tu, probabilmente il nostro lavoro non esisterebbe.
Sei stato il pioniere, il visionario, il punto di partenza da cui è partita la storia musicale di tutti noi.
Il nostro punto di riferimento quando da ragazzini abbiamo deciso di affacciarci in una scena a noi sconosciuta. Ci hai preso per mano e ci hai insegnato tutto, senza riserve, come un fratello maggiore.
Era l’estate del 1989 allo Zen…quell’incontro ha cambiato per sempre la nostra vita.
Il nostro primo party.
Il nostro primo resident.
Il nostro primo disco.”

E proprio assieme e grazie al successo del progetto Angels Of Love, Claudio Coccoluto raggiunge l’apice della fama a Napoli, città non ancora conquistata come terra battuta dal dj, che ora lo idolatra come vera anima del suono house “originale”. Racconta lo stesso dj che anche allo stadio, durante il periodo di Maradona, erano presenti striscioni con il suo nome (“Solo Coccoluto può salvarci”).

Essendo un fine conoscitore della scena house americana è lui stesso a proporre agli Angels dj sconosciuti in italia come Frankie Knuckles, David Morales o Little Louie Vega. Questi djs accolti come degli dei dal pubblico ricambiano con Claudio, portandolo più volte a suonare negli Stati Uniti, in un periodo in cui per i dj nostrani era pressochè impossibile esibirsi senza “agganci” in luoghi sacri come il Limelight di New York.

E fu proprio a New York che compose a sopresa, l’omaggio ai suoi attuali compagni di viaggio. Registrata in uno studio e portata successivamente in Italia, nacque Angels Of Love sotto l’alias Cocodance.

La vicinanza con gli Angels durò sino a quando i parties non diventarono troppo grandi e lontani dal concetto originale meno orientato al profitto e al battere di volta in volta i record di capienza: “Eravamo partiti con i 57 paganti per Todd Terry, La mia ultima sera su una spiaggia di Licola vennero a ballare 9.000 persone”.

Negli anni ’90, dato che i cachet non erano così stellari come ora, in alcuni periodi ha dovuto suonare anche 13 volte in una sola settimana per potersi sostenere e continuare ad acquistare musica, arrivando a comprare più copie dello stesso disco che usava come chiusura del set, dato che per incastrare al meglio gli orari tra una serata e l’altra lo lasciava ancora sul giradischi del locale a suonare da solo mentre lui era già fuori verso la prossima meta.

Questi ritmi però non durarono molto perchè rendevano alienanti le sue giornate, tutte uguali, così come i dj set che non riuscivano più a differenziarsi dato che era sempre meno il tempo per ascoltare musica e farla propria ed era sempre di più il tempo speso in viaggio e nel recupero delle forze. Dopo il primo periodo propose ai locali con cui aveva una maggiore frequentazione di smettere le ospitate da un paio d’ore, e lasciar gestire a lui tutta la serata, così da avere l’esclusiva sul dj che nel mentre era arrivato a far parte anche della prestigiosa Dj Mag Top 100 dove rimase in classifica sino al 1997 grazie alle sempre più numerose ospitate nei club del Regno Unito e “l’adozione” nella famiglia del Ministry Of Sound che gli offrì visibilità oltre oceano (tra cui anche tappe in Asia).

Il "Cocco" e Ibiza

Nel 1994 nasce il Made in Italy Ibiza, festa a tema nei Lunedì al Pacha dove i migliori dj italiani si susseguivano durante la notte per raccontare a modo loro la cultura del clubbing.

Quale miglior portabandiera se non Coccoluto, al tempo il dj italiano più famoso al mondo.

Il party avrà così tanto successo da passare in poco tempo dal Lunedì (il giorno meno affollato nei club dell’isola) al Giovedì del Pacha. Dopo alcuni anni si sposterà di location, andando all’Amnesia dove però poi il dj lascerà il timone per proseguire la sua strada verso il tetto dei dj internazionali.

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